San Marco dei Cavoti

La festa dei carri di grano si ripete ogni anno a San Marco dei Cavoti la seconda domenica di agosto e ha carattere religioso poiché i carri sono realizzati dalle diverse contrade sammarchesi con funzione di ex voto in onore della Madonna del Carmine. Poco prima di mezzogiorno il fragore dei mortaretti dà inizio alla sfilata dei carri in Processione per le strade della cittadina, preceduta dalla statua della Madonna vestita dagli ori della Confraternita di Maria SS. Del Carmine e Monte dei Morti. La Processione, accompagnata dalla banda musicale, attraversa le strade principali del centro abitato fino ad arrivare al belvedere antistante la chiesa di San Marco Evangelista, dove la Madonna si ferma prima della santa messa per assistere insieme ai devoti a uno spettacolo di fuochi pirotecnici che domina la valle. Intanto i carri restano fermi in piazza Risorgimento e lungo via Roma per poter essere ammirati dagli astanti. I festeggiamenti iniziano il sabato sera, e continuano la sera del giorno successivo quando la festa riprende con la premiazione del carro più bello e si conclude con uno spettacolo musicale.

La Confraternita di Santa Maria del Carmine si occupa dell’organizzazione religiosa della festa mentre i carri artistici sono realizzati dagli stessi cittadini sammarchesi che nei mesi precedenti si riuniscono in gruppi per la lavorazione artistica della paglia e del grano. I luoghi di riunione diventano vere e proprie botteghe dove uomini e donne, anziani, giovani e bambini, lavorano insieme tramandando le tecniche tradizionali e sperimentandone di nuove. Nelle ultime settimane prima della festa il lavoro avviene anche di notte. I carri di grano sono lavorati con tecniche molteplici: intrecci, stirature, mosaici, utilizzando interamente la pianta del grano, dal chicco allo stelo, fino alla spiga, oltre che chicchi d’orzo, d’avena e di riso. Il tema del carro deve essere tenuto segreto per le contrade avversarie fino al giorno della festa.

Secondo la leggenda popolare la Festa dei carri sarebbe nata agli inizi del ‘700 in seguito a un fenomeno meteorologico definito “piccola glaciazione” che provocò piogge continue per tutto il mese di luglio impedendo ai contadini di “scognare” (trebbiare) il grano. Il grano era già stato raccolto e depositato sulle aie ma poiché la pioggia non ne permetteva la lavorazione, i contadini si rivolsero alla Madonna del Carmine chiedendole il miracolo e portarono in processione la sua statua presso il ponte di San Rocco a Porta di rose. Gli anziani raccontano che quando la Madonna giunse presso questo luogo improvvisamente smise di piovere e le acque del torrente si abbassarono visibilmente. Da allora i contadini avrebbero cominciato a organizzare la festa donando parte del loro raccolto alla Madonna come segno di riconoscenza. Dunque inizialmente i carri erano soprattutto offerte votive e avevano una struttura molto semplice costituita dai covoni di grano adagiati su “traglie” (carri in legno senza ruote) trainate da animali. Dopo la sfilata avveniva la trebbiatura dei carri sull’aia, in zona Ariella, e il grano ricavato veniva venduto per pagare la festa. Benché il criterio prevalente fosse allora la quantità, i contadini cercavano comunque di abbellire le proprie composizioni con nastri multicolori e altri ornamenti, oppure dando forme particolari ai covoni sistemati sui carri trainati dai buoi. Solo negli anni Ottanta del Novecento sono subentrati i carri artistici trainati da trattori che utilizzano come ornamento spighe, steli e chicchi di grano e altri cereali per comporre quadri allegorici sempre più complessi. Oggi la raccolta del grano non è più fatta a mano con la falce ma prevede l’impiego delle mietitrebbie che trasformano direttamente la spiga in chicco. Il grano dei carri non viene più venduto per pagare la festa che viene ormai realizzata grazie agli sponsor e soprattutto alla «questua», ossia la raccolta fondi che ogni famiglia dona in onore della Madonna. Benché i giovani siano sempre meno numerosi a San Marco, la tradizione dei carri artistici viene tenacemente portata avanti grazie alla dedizione degli anziani di alcune contrade come la Franzese, la Zenna, la Fontecanale, e persino di alcuni compaesani emigrati in Germania che ogni anno tornano per lavorare ai carri e spiegare alle nuove generazioni le tecniche di lavorazione tradizionali.

Negli ultimi anni però, il senso della tradizione sta tornando grazie anche all’impegno della scuola. L’istituto Comprensivo di San Marco dei Cavoti, grazie ai fondi PON, ha avviato un percorso formativo e interconnesso con il territorio: i ragazzi della scuola media interagiscono con gli anziani che gli insegnano la lavorazione del grano e, con loro, realizzano il carro artistico curato dalla Scuola. Il Progetto PON “La tradizione del grano: dal passato al futuro!” consiste in un laboratorio creativo e artigianale per la valorizzazione delle vocazioni territoriali, rivolto agli alunni, che prevede la partecipazione dei genitori e la collaborazione dell’associazione del luogo: IRIS ACLI TERRA. L’intero percorso mira all’acquisizione di tecniche della lavorazione della paglia e del grano per la realizzazione dei carri che vengono presentati in occasione della tradizionale “Festa dei Carri” nel periodo estivo. L’idea di questo progetto nasce dalla volontà di favorire la trasmissione dell’arte della lavorazione della paglia dalle persone anziane o adulte alle nuove generazioni, affinché possano mantenere e conservare questa importante tradizione. Al di là dell’acquisizione delle tecniche di lavorazione del grano, il progetto contribuisce a rendere consapevoli i ragazzi delle proprie capacità organizzative, lavorative e artistiche in modo che con entusiasmo si impegnino in gruppi per la realizzazione del Carro Artistico.