Flumeri

La “tirata del giglio” di Flumeri si può definire una pratica rituale sincretica che tiene insieme la cultura contadina tradizionale legata al ciclo del grano e il calendario liturgico cattolico. Essa si ripete ogni anno il 15 agosto e rappresenta il momento culminante di un percorso rituale iniziato dalla comunità flumerese fin dai primi giorni di luglio, con la mietitura del grano, la selezione accurata delle spighe e la realizzazione delle “catene”, ovvero degli elementi decorativi per il rivestimento esterno del giglio. La macchina devozionale rappresenta un’offerta votiva a San Rocco ed è costituita da un obelisco piramidale alto circa 30 metri, suddiviso in 7 piani e rivestito da pannelli decorativi in grano e paglia artisticamente intrecciati dalle donne e da squadre di giovani. L’8 agosto con il rituale dell’“alzata” il giglio dalla posizione supina viene portato in posizione verticale. Questa operazione è coordinata da esperti “carristi” e prevede la partecipazione di molti flumeresi che con la forza delle braccia, aiutandosi con scale, forconi, pali e funi, riescono a portare a termine l’ardua impresa. Nel pomeriggio di Ferragosto il giglio viene trainato dal Campo del Giglio alla chiesa di San Rocco da un trattore e dai “funisti” che contribuiscono a tenerlo in equilibrio tirando spesse corde di canapa. Il percorso avviene in un’atmosfera festosa al ritmo dei tamburi e si conclude in tarda serata con la proclamazione della squadra vincitrice del Palio per il registro decorativo più bello. All’indomani, il 16 agosto, durante la processione dedicata a San Rocco, la squadra vincitrice, avrà l’onore di portare il gonfalone con l’effigie del Santo davanti alla sua statua.

Tutta la comunità flumerese è coinvolta nell’assemblaggio della macchina festiva e partecipa attivamente al rituale riunendosi, con assiduità, al Campo del Giglio già nei mesi precedenti la festa. Qui arrivano le spighe di grano che i contadini hanno mietuto ad hoc e le donne cominciano a raggrupparle per forma, grandezza e colore per poi renderle adatte alla lavorazione facendole macerare in acqua. Solo quando il collo del culmo è particolarmente elastico, si procede con l’intreccio delle “catene”. Intervengono quindi le squadre di giovani che lavorano spighe intere o tosate, curmo (stelo della pianta del grano duro) e gralito (stelo della pianta dell’avena selvativa) per la realizzazione dei pannelli decorativi dei 5 piani di rivestimento. Ogni squadra ha un suo nome e un suo colore ed è composta da circa venti partecipanti, con un’età media di 17 anni. La realizzazione della struttura è affidata invece a esperti di falegnameria detti “carristi” che si occupano anche di realizzare i pannelli decorativi del primo piano (piano di San Rocco) e la punta del giglio.

Non è possibile stabilire una data certa per l’origine del rituale della “tirata del giglio” di Flumeri ma la tradizione popolare la associa con un ex-voto realizzato dai contadini in onore di San Rocco, il cui culto è documentato, a Flumeri, fin dalla fine del XVI secolo. Inizialmente l’ex voto era costituito da semplici mazzi di spighe che venivano legati intorno a un’asta di legno ed aveva carattere individuale. Nella seconda metà dell’Ottocento si passò alla realizzazione di offerte collettive e ogni contrada del paese cominciò a realizzare il proprio carro. Agli inizi degli del Novecento si cominciò ad assemblare un unico manufatto di grano, simbolo dell’unità della comunità, che aveva la forma di grande albero di Natale issato su di un carro agricolo che veniva poi trainato da buoi. Fra il 1968 e il 1972 i falegnami Nicola Giacobbe, Rocco Del Sordo e Rodolfo Mandarino modificarono la struttura della macchina devozionale nella forma di quella attuale, sostituendo inoltre i buoi con un trattore che assicurava maggiore sicurezza e stabilità.

Tutta la comunità flumerese è profondamente coinvolta nella realizzazione del giglio. Il lavoro profuso è tutto volontario e motivato dalla devozione verso San Rocco. I giovani sempre più numerosi sono garanzia di continuità per questa tradizione. L’istituzione del Palio, negli anni Novanta, ha contribuito ad aumentare il loro coinvolgimento.