Fontanarosa

La “tirata”, che si ripete ogni anno il 14 agosto, rappresenta il momento culminante di un percorso rituale iniziato dalla comunità fontanarosana già nei mesi precedenti, con la mietitura del grano, la selezione delle spighe più belle e la realizzazione delle trecce decorative per il manto di rivestimento del “carrettone” ad opera delle donne fontanarosane guidate da Pasqualino Cappuccio. Il carrettone è la base portante della macchina devozionale che si compone di un obelisco ligneo, alto 27,28 metri, suddiviso in 8 registri e rivestito da pannelli decorativi in paglia artisticamente intrecciata. Gli ultimi due registri costituiscono la cupola e sono sormontati dal tronetto su cui poggia la statua della Madonna della Misericordia. I festeggiamenti iniziano l’8 agosto con la cosiddetta “alzata della cupola”. L’innalzamento della cupola è affidata ad esperti maestri falegnami, “uomini volanti” detti anche “angeli delle funi” che si muovono agilmente attraverso la complessa ossatura lignea a oltre 20 metri di altezza. La struttura del carro si compone di 20 pali in legno tenuti insieme secondo tecniche di carpenteria medievale per mezzo di incastri, bullonatura e legature con corde di canapa che garantiscono elasticità alla macchina. La prima operazione consiste nell’alzata del palo centrale che è tenuto in equilibrio da una serie di funi. Dopo questa prima fase il palo principale viene a trovarsi in posizione verticale ed è retto in equilibrio da altre corde. Due argani vengono messi in movimento con un sistema di leve, carrucole e rulli che lentamente fanno salire la cupola. Quando la statua della Madonna raggiunge la sommità del carro la festa può avere inizio. Nei giorni successivi si celebra la sfilata delle “gregne” (dal latino ‘grĕmĭa’(m), derivato di ‘gremium’ che può tradursi come ‘covone’) e, dalle campagne immediatamente adiacenti al paese, al ritmo di danze e canti antichi, accompagnati dall’organetto, i covoni di grano vengono portati in processione sulla testa, da uomini e donne vestiti in abiti tradizionali. Gli esperti falegnami procedono poi ad assemblare il rivestimento del carro con i pannelli decorativi in paglia e finalmente, il 14 agosto, si svolge il rituale della “tirata” e il carro viene trainato percorrendo il corso principale del paese, grazie alla forza di 2 pariglie di buoi e dell’intera comunità che manovra le funi.

L’assemblaggio della macchina festiva e le sue decorazioni sono affidate alla maestria di esperti falegnami e architetti locali che si sono tramandati la tecnica e i segreti artistici di padre in figlio.

Non è dato sapere la data certa dell’origine del rituale della “tirata del carro” di Fontanarosa, ma la tradizione popolare identifica il carro come un ex-voto dei contadini in onore della Madonna della Misericordia per impetrare la protezione e al fine di avere un fruttuoso raccolto. Anche prima dell’avvento del Cristianesimo erano frequenti in tutta l’area mediterranea pratiche rituali basate sull’offerta di grano alle divinità, in particolare alla dea delle messi Demetra/Cerere, utili a propiziare la fertilità. Probabilmente la forma delle prime macchine votive era quella di carri agricoli addobbati semplicemente con covoni di grano poi, con l’avvento del Cristianesimo, lo stesso culto è stato reindirizzato ai Santi patroni e alla Vergine Maria rendendo le macchine sempre più scenografiche. Secondo alcune fonti il modello della macchina-obelisco di Fontanarosa deriverebbe dai modelli settecenteschi degli apparati festivi diffusi a Napoli sotto il vicereame spagnolo, ispirandosi al modello architettonico dell’obelisco barocco e in particolare a quello dell’Immacolata in Piazza del Gesù a Napoli. La prima versione del carro è da attribuire ai maestri “apparatori decoratori”, Generoso e Stanislao Martino, trasferitisi da Napoli a Fontanarosa intorno alla metà dell’Ottocento. Questo primo modello è stato poi trasformato gradualmente fino ad arrivare alla forma neogotica odierna dovuta all’opera di Mario Ruzza che ne ha elaborato varie stesure dal 1948 al 1972.

La tradizioni viene tramandata alle giovani generazioni tramite laboratori artigianali della lavorazione e intreccio della paglia che si svolgono in modo continuativo presso la ex chiesa di San Sebastiano con la partecipazione attiva delle scolaresche.